Avicenna ritiene che l’essere è il primo concetto che l’intelletto acquisisce ed è anche quello che accompagna tutte le nostre rappresentazioni. In accordo con il pensiero di Aristotele Avicenna afferma che tale concetto è ricavato dall’esperienza sensibile esterna. Tuttavia a differenza di Aristotele egli ritiene che l’anima può giungervi anche tramite l’originaria coscienza di sé, che essa possiede indipendentemente da ogni riferimento al corpo.
Riguardo alla concezione dell’essere Avicenna distingue il concetto di essenza da quello di esistenza. L’essenza è ciò che una cosa è. L’esistenza è ciò per cui una cosa è. L’essenza è identificata con la sostanza di una cosa, l’esistenza è qualcosa di accidentale, un attributo che si aggiunge alla sostanza senza cambiarla nel suo essere. Le nozioni di essenza e di esistenza sono utilizzate per dimostrare la dipendenza delle creature da Dio non solo riguardo al loro moto (come in Aristotele) ma anche circa il loro esistere (come nella concezione creazionistica biblica ed islamica). A tale proposito Avicenna afferma che in Dio essenza ed esistenza si identificano poiché Egli è l’essere necessario che esiste in virtù della sua stessa essenza mentre ogni altro essere è di per sé solo possibile in quanto la sua essenza non implica in sé l’esistenza.
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