Stilo, 5 settembre 1568 – Parigi, 21 maggio 1639
Tommaso Campanella approfondisce il processo del sentire anticipando la filosofia di Cartesio.
Per il filosofo, base del sentire è il “sentir di sentire” cioè un’innata coscienza di se stessi che è condizione dell’avvertire ogni esteriore mutamento sensibile.
L’innato senso di se stessi è attribuito all’uomo ed anche ad ogni essere naturale.
Nella “Metaphysica” egli enuncia i tre principi che animano la realtà: la Potenza, la Sapienza e l’Amore.
Ogni cosa ha potenza in quanto accresce il suo essere e agisce sulle cose circostanti; ogni cosa ha sapienza in quanto sente se stessa e si apre a sentire ciò che è altro da sé; ogni cosa ama il proprio essere in quanto mira alla propria conservazione e continuazione.
Queste tre primalità sono perfette in Dio mentre per natura sono accompagnate da tre primalità contrarie che caratterizzano il “non essere” che è mischiato all’essere in ogni cosa caduca e mortale (Impotenza, Ignoranza e Odio).
Da ciò nasce il principio del male e del dolore.
Compito della filosofia è richiamare l’uomo alla consapevolezza del proprio essere, che è condizione della conoscenza di ogni altra realtà intellegibile.
Tuttavia la filosofia non può raggiungere il suo scopo universale senza provocare una necessaria rivoluzione del vivere sociale.
La vita negli Stati si è degenerata e corrotta e l’uomo è caduto preda dell’egoismo ignorando i principi della retta natura.
Da ciò scaturisce l’opera di Campanella chiamata “Città del sole”, dove la vita sociale è determinata da regole attente al rispetto della religione naturale, che si perfeziona con i dettami della rivelazione cristiana.
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