Socrate chiede a Carmide cosa sia la saggezza.
Costui gli risponde che essa è un agire in ogni circostanza in modo pacato.
Socrate nega la validità dell’affermazione dell’amico poiché la pacatezza
implica la lentezza, la quale non è conveniente in alcune attività umane.
Allora Carmide afferma che la saggezza è una sorta di modestia o pudore.
Socrate controbatte che non sempre il pudore è bene. Dal momento che la
saggezza rende buoni, ed essere buoni è bene, essa non può essere pudore poiché
esso non sempre è bene. Carmide afferma che la saggezza consiste nel fare
ognuno le proprie cose. Socrate risponde che il produrre può essere disdicevole
se non si accompagna al bello. Per Socrate la saggezza è un operare bene o fare
le cose buone. Tuttavia ciò comporta che si possa essere saggi senza sapere di
esserlo, in particolare senza conoscere se stessi.
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