Nel dialogo si critica l’eristica, che è l’arte
sofistica di confutare le tesi avversarie con la convinzione che non è
possibile cogliere la verità universalmente accettabile e quindi di poter
insegnare o apprendere qualcosa. Tutte le affermazioni quindi hanno il medesimo
valore di verità e le parole possono essere usate solo per competere con gli
altri e indurli al silenzio, sostenendo o confutando una tesi secondo l’utilità
del caso. Lo scopo di Platone è quello di difendere Socrate dalle calunnie che
gli erano state mosse, privilegiando il pensiero del filosofo. Il dialogo ha
inizio con la richiesta di Critone fatta a Socrate in merito al discorso che
quest’ultimo ha tenuto con i sofisti Eutidemo e Dionisodoro. I sofisti
affermano di occuparsi dell’insegnamento della virtù e Socrate chiede loro di
spiegare le motivazioni che adducono a tale indottrinamento, essendo scettico
sulla loro capacità di trasmettere il sapere. Eutidemo interroga Clizia,
aristocratico ateniese, circa chi deve apprendere la virtù, i sapienti o gli
ignoranti. Clizia risponde che sono i sapienti ma è subito contraddetto dal
sofista per il quale la dottrina va insegnata a chi non sa, non a chi già è
sapiente. Dionisodoro però induce Clizia ad affermare che per comprendere il sapere
occorre la sapienza e così facendo lo fa cadere in contraddizione. Socrate
interviene a favore di Clizia dicendo che occorre stare attenti nell’uso delle
parole, avendo esse significati ambivalenti e quindi soggetti a percorsi logici
contraddittori. Socrate chiede a Clizia se è vero che tutti gli uomini
desiderano stare bene. Clizia risponde affermativamente, elencando con Socrate
i beni che concorrono ad attuarlo. Per Socrate è necessaria una conoscenza che
rende gli uomini in grado di adoperare al meglio i beni che hanno. Per questo
l’educatore deve rendere i giovani edotti sulla sapienza. Dionisodoro dice a
Socrate che per smettere di essere ignorante Clizia deve cessare di essere ciò
che è, così da diventare ciò che non è. Invece Socrate ritiene che il sofista
sbaglia dicendo che non si può dire il falso, perché l’alternativa è tra dire
ciò che è (la verità) e non dire nulla.
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