Socrate accompagna il giovane Ippocrate dal
sofista Protagora, dal momento che il ragazzo vuole diventare suo allievo.
Socrate chiede a Protagora se è possibile insegnare la virtù come si fa con le
arti (technai). Protagora risponde citando il mito dei titani Prometeo ed
Epimeteo, che furono incaricati di dare forma agli esseri che avrebbero
popolato la Terra. Poiché l’uomo fu creato privo di difese, a differenza delle
altre creature, Prometeo rubò il fuoco a Efesto e la sapienza tecnica ad Atena
per donarli all’uomo. Tuttavia gli uomini rischiavano di estinguersi a causa
della diffidenza reciproca. Preoccupato per la sorte dei mortali, Zeus inviò
allora Ermes sulla Terra affinché distribuisse le virtù del pudore e della
giustizia a tutti gli uomini. Dunque tutti sono provvisti di esse, a differenza
delle arti possedute da pochi. Per mantenere lo status donato da Zeus, i
genitori educano fin dall’infanzia i figli alla virtù. Inoltre la presenza di
leggi che puniscono coloro che le vìolano è dimostrazione che la virtù è
insegnabile. Scopo della pena è infatti quello di evitare che il colpevole
reiteri il reato e ciò le attribuisce un valore correttivo difficilmente
sostenibile se si ritiene che la virtù non sia insegnabile. Il dialogo procede
sul rapporto bene/piacere e l’opinione diffusa secondo cui è possibile compiere
il male perché sopraffatti dal piacere o dal dolore. Per Protagora il bene
coincide con il piacere, il male con la sofferenza e a chi obietta che il
piacere immediato è da preferire a quello futuro si può rispondere che, come le
grandezze lontane possono sembrare più piccole di quanto non siano, allo stesso
modo i piaceri futuri possono sembrare inferiori a quelli immediati, pur
essendo in realtà superiori. La “salvezza della vita” è dunque raggiungibile
con una techne in grado di valutare i piaceri e i dolori in modo equilibrato,
cioè con “l’arte della misura”. Ciò però è un’affermazione che rende fallace il
ragionamento di Protagora, poiché nega la sua affermazione iniziale adducendo al
fatto che la virtù è una techne.
|