Thomas Hobbes

Westport, 5 aprile 1588 – Hardwick Hall, 4 dicembre 1679, Regno Unito

La filosofia deve studiare i corpi che possono essere naturali o artificiali, cioè creati dalla volontà umana. Da ciò la differenza tra filosofia naturale e filosofia civile, cioè relativa a quei corpi artificiali che sono le società umane. La filosofia naturale studia le leggi del movimento, partendo dai corpi semplici a quelli più complessi. Matematica, geometria e fisica spiegano meccanicamente il comportamento dei corpi inanimati, dei corpi animati e dell’uomo. La morale materialistica di Hobbes studia i peculiari movimenti dell’anima, che hanno alla base l’appetito o l’istinto che mira a conseguire il piacere e a evitare il dolore. L’istinto dà luogo alla volontà e questa all’azione. La ragione è una capacità deliberativa che sospende l’azione per meglio orientarla ai fini del piacere e della sopravvivenza. La capacità deliberativa si serve dei segni. L’uomo, mediante il linguaggio, fa uso di segni artificiali con cui è in grado di estendere la riflessione e la capacità di calcolo. La filosofia civile riguarda la condizione dell’uomo che non è socievole per natura ma è “lupo per l’altro uomo”. Tale disposizione naturale avvia l’umanità all’autodistruzione. Perciò interviene l’istinto di deliberare un patto o contratto sociale che è un accordo convenzionale per la salvaguardia della società. Tale contratto implica un atto di soggezione poiché tutti i contraenti si sottomettono ad un sovrano. Essi perdono il loro diritto naturale su tutto. Solo il sovrano mantiene la sua originaria libertà. Il sovrano di Hobbes non necessariamente è un individuo ma può essere anche lo Stato, definito come mostro biblico o Leviatano. Lo Stato esige dai cittadini l’obbedienza alle sue leggi. Nessuno può ribellarvisi senza riprodurre lo stato di guerra.
Bibliografia: PERONE-FERRETTI-CIANCIO “STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO”
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