Amsterdam, 24 novembre 1632 – L'Aia, 21 febbraio 1677, Olanda
Konigsberg 1724- Konigsberg 1804
PARTE PRIMA
Nell’opera “Critica della Ragion pura” Kant affronta il problema conoscitivo e vuole dimostrare che è possibile collegare in un giudizio due concetti senza ricorrere all’esperienza ma a priori.
Per “Ragion pura” Kant intende la facoltà dell’uomo che contiene i princìpi per conoscere a priori qualcosa.
Per “Critica della Ragion pura” Kant intende un esame che non si limita alla descrizione delle singole conoscenze ma che si impegna ad individuare le possibilità, le fonti ed i limiti di ogni nostra conoscenza a priori.
Kant opera una “rivoluzione copernicana” dal punto di vista della conoscenza della realtà poiché afferma che non è il nostro modo di conoscere a modellarsi sugli oggetti ma al contrario sono questi ultimi a modellarsi sul nostro modo di conoscerli, cioè sul soggetto.
Kant distingue la conoscenza sensibile o intuizione, le cui forme sono lo spazio e il tempo, dalla conoscenza intellettiva, cui si perviene per concetti e giudizi.
La conoscenza sensibile fornisce i fenomeni ma non gli oggetti della conoscenza poiché necessita dell’intelletto. Quest’ultimo interviene sui fenomeni dell’intuizione ordinandoli ed unificandoli in giudizi.
Il giudizio è tutto ciò che accade e che ha la sua causa.
Il giudizio può essere sintetico a priori oppure a posteriori.
Sintetico poiché il predicato aggiunge qualcosa al soggetto.
A priori poiché esso è universale e necessario.
A posteriori è il giudizio che ha un predicato che aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto ma non in modo universale e necessario.
Secondo Kant le forme a priori e trascendentali di ogni possibile giudizio si sintetizzano in 12 unità divise in 4 gruppi: giudizi di quantità, di qualità, di relazione e di modalità.
Tali raggruppamenti di giudizi sono detti categorie dell’intelletto e sono unificati nell’ “io penso”, cioè nell’autocoscienza del pensiero, dando origine alla conoscenza degli oggetti della comune esperienza.
Lo spazio, il tempo e le categorie sono le forme a priori della conoscenza che garantiscono la sua universalità.
Le leggi matematiche della Natura sono fondate sulle forme a priori del conoscere. In particolare il tempo è la condizione della matematica, lo spazio lo è della geometria.
Secondo Kant la Metafisica non può divenire una Scienza.
Oggetto della Metafisica è se vi sia un’anima e se essa sia immortale; se il mondo nella sua totalità sia finito o infinito, libero o necessario; se Dio esista e come dimostrarlo e pensarlo.
Per Kant anima, mondo e Dio sono idee della ragione alle quali non corrisponde alcuna materia dell’esperienza cioè alcuna intuizione.
PARTE SECONDA
L’uomo agisce in base ad “imperativi” che sono ipotetici o incondizionati e categorici.
I primi sono pratici e utilitaristici e non consentono un giudizio morale.
I secondi sono morali ed esigono che si compia il dovere per il dovere.
Gli imperativi morali implicano una libertà di cui solo Dio potrebbe essere garante.
Quindi Dio, di cui non possiamo affermare nulla sul piano della Scienza, si pone come concetto che non è forma del conoscere ma postulato del giudizio morale.
La morale kantiana risponde all’imperativo categorico che parla al cuore e alla ragione di ogni uomo.
Nell’opera “Critica della ragion pratica” Kant affronta il problema della natura della vita morale e considera l’uomo al centro dell’universo morale.
La Ragione è detta “pratica” poiché considerata non in riferimento agli oggetti da conoscere ma ai motivi con cui l’uomo determina la volontà all’azione.
Tuttavia la centralità dell’uomo come soggetto etico non elimina i limiti costitutivi della sua natura sensibile e non diminuisce la necessità di uno sforzo necessario da parte dell’uomo per realizzare i dettami dell’etica.
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