FEDE E RAGIONE - La ragione è fondata sull’autorità della coerenza logica e dell’esperienza e può procedere anche senza l’aiuto della rivelazione che sta alla base della fede. Tuttavia ragione e fede provengono entrambe da Dio e sono due vie parallele che tendono a convergere in un fine unico. La fede è la prova delle cose invisibili. Circa le cose visibili e sperimentabili interviene la ragione, che è anch’essa un dono divino. La ragione può sempre sbagliare mentre la rivelazione, che è la diretta espressione di Dio, non erra mai. Quando la ragione è in contrasto con la fede essa deve sottomettersi a quest’ultima, riconoscendo la propria limitatezza. Infine la ragione può essere di aiuto alla fede illustrando con similitudini concettuali le verità enunciate dai dogmi di essa
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO -Secondo San Tommaso l’esistenza di Dio è una verità di fede cui non può sostituirsi alcuna certezza razionale assoluta come affermava Sant’ Anselmo. Tuttavia la ragione può dimostrare la necessità dell’ipotesi che Dio esista. Mentre Sant’ Anselmo procedeva a priori dal concetto di perfezione dell’esistenza, San Tommaso procede invece a posteriori cioè dall’esperienza.
San Tommaso individua 5 prove dell’esistenza di Dio:
1) Ex motu: poiché tutto ciò che si muove necessita un motore che lo muova e poiché non si può risalire all’infinito, ne consegue che esiste un primo motore non mosso.
2) Ex causa: poiché ogni effetto rinvia a una causa, bisogna ammettere una causa prima non causata da altro cha da se stessa.
3) Ex contingentia: poiché tutte le cose sono contingenti, cioè esistono ma potrebbero non esistere dal momento che non hanno in se la loro ragione d’essere, esse rimandano riguardo alla ragione della loro esistenza a un essere necessario che tale ragione ha in sé e non in altro.
4) Ex gradu: le cose hanno vari gradi di perfezione e tale varietà di gradi rimanda all’esistenza di un grado massimo di perfezione.
5) Ex fine: tutte le cose create sono ordinate secondo un fine. Ciò implica l’esistenza di una superiore intelligenza ordinatrice che si pone come supremo fine dell’universo.
LA CONOSCENZA -San Tommaso segue l’impostazione aristotelica per cui alla conoscenza si perviene dall’esperienza sensibile. L’intelletto umano non può cogliere immediatamente le forme universali ma deve estrarle dalle cose sensibili che imprimono sulla memoria le loro immagini. In merito alla concezione aristotelica degli universali, per San Tommaso essi sono ”post rem” dal punto di vista della mente umana, che deve ricavarli dalle cose. Inoltre essi sono nelle cose poiché Dio così le ha create, avendone in anticipo l’idea (ante rem). Infine essi sono anche “in re”, cioè nelle cose stesse come loro forma. La conoscenza è dunque un processo che mira ad adeguare il concetto alla realtà della cosa.
L’ANIMA -L’anima è espressa dall’intelletto umano che è unico sebbene dotato di differenti funzioni. L’intelletto è immortale essendo esso pura forma, priva di materia. L’intelletto ha una sua individualità data dallo stesso Dio che l’ha creato.
ETICA -San Tommaso individua il fine della felicità terrena per cui è necessario praticare le virtù cardinali (giustizia, prudenza, fortezza, temperanza) e il fine supremo inerente la destinazione ultima dell’uomo per cui necessitano le virtù teologali (fede, speranza e carità). A tal fine l’uomo deve fare buon uso del libero arbitrio, che è anch’esso un dono di Dio. |