Nonostante la presenza molto limitata al gruppo di discussione, oggi, come era previsto,
l’intervento del Professor Ferraro ha smosso gli animi dei ragazzi; ci siamo
infatti soffermati a cercare di chiarire insieme il significato
dell’asserzione “Dio non esiste, Dio è”. In questo modo abbiamo potuto
ancora argomentare sull’eternità di Dio, sulla natura che ricopre il
conflitto tra limitatezza del linguaggio (che non può contenere Dio, in quanto
trascende qualsiasi categoria umana) e la presenza/bisogno del concetto di Dio
in tutta la storia dell’uomo. In questo modo il silenzio acquista un’ottica
ed un’importanza notevole. In realtà, si potrebbe anche dire che non dicendo
nulla, io dico comunque qualcosa, in quanto anche il silenzio ci parla di sé.
Il silenzio di cui si parlava, in effetti, non è solamente un assenza di
parole, ma un silenzio che ci dice: “sono oltre qualsiasi forma di linguaggio,
di comunicazione, di presenza/assenza, ecc”. Ed è proprio da qui che si
muovono i passi per quello che Ferraro chiamava “il riconoscimento
dell’eternità”, in una pianta, in un oggetto qualsiasi; è il totale
annullamento del rapporto “osservatore-osservato”, di
“soggetto-oggetto”.
Abbiamo chiuso con una parentesi che di primo acchitto può risultare fuori tema, ovvero
la divulgazione dei social networks, la velocizzazione dei tempi, i computers
ecc: notevoli progressi della scienza che indubbiamente manifestano tutta la
loro utilità, ma che a volte contribuiscono ad annebbiare le menti dei nuovi,
in un epoca che è ormai palesemente “L’epoca dei senza Dio” (Che non
significa l’epoca dei non-credenti, ma l’epoca di chi purtroppo ha perso la
bussola dei valori nel cammino della vita). In chiusura abbiamo discusso della
seguente frase di Nietzsche:
“La felicità non è fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si fa”
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