L’uomo ha sempre amato viaggiare. Nel corso dei secoli sono cambiati i mezzi ma non le
motivazioni. L’uomo si è allontanato dai luoghi d’origine per necessità,
per cercare lavoro, per scappare dalle guerre o dai regimi totalitari. Il
desiderio di intraprendere un viaggio è alimentato anche dalla voglia di
conoscere, dal gusto dell’ignoto. Baudelaire nella poesia ‘Il viaggio’ si
sofferma su questo aspetto. Il vero viaggiatore, scrive Baudelaire, “parte per
partire”. Nel viaggio si appaga il desiderio di conoscenza che è stato il
motore delle grandi imprese come la scoperta dell’America, la ricerca di altri
usi e costumi dei popoli, la ricerca di forme di vita, le esplorazioni nello
spazio. “Come è grande il mondo al lume della lampada”, scrive Baudelaire.
Adesso scriverebbe “Come è grande il mondo su Google map o sul navigatore
satellitare.” Il viaggiatore aiuta chi non è partito ad immaginare i luoghi e
le situazioni incontrate nel viaggio. Nel XXI secolo abbiamo anche il
viaggiatore virtuale; chi non può partire può fare un viaggio virtuale
analizzando i contenuti multimediali presenti su Internet. Il viaggiatore reale
avrà qualcosa in più rispetto a quello virtuale perché potrà vedere una
nuova realtà per ciò che è in tutti i suoi aspetti, anche quelli più
nascosti. A mio avviso il viaggio rappresenta anche l’occasione per ritrovare
se stessi. Interrompendo i ritmi quotidiani che sono spesso frenetici ma a volte
anche monotoni e noiosi, il viaggiatore può concedersi nel viaggio, quei
momenti di riflessione che non avrebbe modo di avere nella routine quotidiana.
Lo ‘staccare la spina’ permette di fare riflessioni sul presente o sul
passato e fare progetti per il futuro da realizzare anche al ritorno dal
viaggio. A tutte le età dovremmo essere come il viaggiatore della poesia di
Baudelaire che ha il desiderio di viaggiare “leggero come le nuvole” e che
“parte per partire” perché il viaggio è conoscenza, è entusiasmo per la
vita, è ricerca della verità.
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