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ISTESS di Terni-Narni-Amelia
Istituto di Istruzione superiore "Gandhi"di Narni
Istituto di Istruzione superiore "Assunzione" di Roma
"Il corpo e le sue rappresentazioni artistiche nei contesti culturali della storia umana"
Lavoro di ricerca degli studenti coordinati dalla prof.ssa Arcangela Miceli
Palazzo Gazzoli - 4 marzo 2004

Il mondo medievale, il 400 e il 500 e il 600

2 A - Dalla cultura bizantina al mondo medievale

2 A 1 La città celeste: l’assenza del corpo come evocazione dello spirito collettivo.
L’amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l’amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste; questa aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra degli uomini la gloria di Dio…i cittadini della città celeste si offrono l’uno all’altro in servizio e in spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale [Da Agostino De civitate Dei 420 circa ] Nell’affresco, l’unico corpo presente ma reso assente dalla ieraticità del vestito è Cristo , degli altri è rappresentato solo il viso e nella circolarità della raffigurazione sicuramente vi può essere rinvenuta traccia di quella "disciplina sociale" di cui parlava Agostino.

2 A 2 Il rapporto anima e corpo: il giudizio universale L’anima intellettiva, sostiene Tommaso, è unita al corpo per il suo stesso essere (esse); distrutto il corpo, questo essere rimane, e rimane proprio come era nella sua unione con il corpo, individuale e singolo. La persistenza dell’individualità nell’anima separata consentirà pure, nel giorno della resurrezione dei corpi, ad ogni anima di riprendere la materia nelle dimensioni determinate che le erano proprie e di ricostituire così il proprio corpo. (adattamento dalla Summa teologica, libro I – 1265 circa )
Giotto - Giudizio universale ( 1303-09) - Padova , Cappella degli Scrovegni
Schema di lettura (dal basso in alto )
Parte sinistra gli eletti Parte destra i dannati
  • La corporeità degli eletti è più legata allo slancio verso gli angeli che alla loro condizione terrena, i corpi emergono dalla tomba ma sono subito assimilati nel settore superiore
  • I corpi, avvolti in lunghe vesti, e quindi "assenti",si connotano dalla presenza dell’aureola e dall’avvicinarsi sempre più nella città celeste
  • I santi, per simmetria presenti anche nell’altra metà del dipinto, completano insieme agli angeli la corona di gloria intorno a Dio padre
Lo schema rappresentativo è rovesciato, non c’è progressione come nell’altra parte I corpi emergono dalle tombe e non cambiano la drammaticità della loro condizione L’unico elemento che li differenzia è (come si può vedere nel particolare) il legame con la propria esperienza terrena, (come non ricordare la legge del contrappasso di Dante !) per esempio gli avari con la borsa, ecc. Il caos determinato dal movimento dei corpi culmina con la figura di Satana divorante

(…) ma io mi accorsi che dal collo a ciascun pendea una tasca (…) [ Dante, Inferno, XVII vv 54-55] (…) e il ventre largo, e unghiate le mani, graffia li spirti ed iscoia ed squarta (…) [ Dante Inferno, VI vv 17-18] (…) Più non si desta di qua dal suon de l’angelica tromba, quando verrà la nimica podestà ciascun rivederà la trista tomba, ripiglierà sua carne e sua figura udirà quel che in eterno rimbomba (…) [Dante, Inferno VI, vv 94-99]

2 B - Dall’Umanesimo al Rinascimento

2 B 1 - Neoplatonismo e neoaristotelismo

2 B 1.1 La corporeità: espressione dell’amore come mancanza e come anelito, dal mito platonico degli androgini al mito di Atalanta ed Ippomene Atalanta, figlia del re di Sciro, era un’esperta cacciatrice e velocissima nella corsa. Quando il padre volle darle marito, la giovane disse che la sua scelta sarebbe caduta su colui che fosse riuscito a vincerla nella corsa, durante la quale, armata dell’arco, avrebbe ucciso quelli che non fossero riusciti a sorpassarla. Tra i pretendenti si presentò Ippomene, il quale, innamorato della ragazza, invocò l’aiuto di Venere per vincere la gara. La dea gli donò certe mele d’oro che egli avrebbe fatto cadere durante la competizione. Atalanta, spinta dalla curiosità e da un inconsapevole interesse per il giovane, si chinò a raccoglierle e ad ammirarle, consentendo così a Ippomene di sorpassarla e di vincerla. [ adattamento da R.Graves I miti greci, Longanesi 1983 ] I due corpi dei giovani amanti raffigurati da Reni, pur nella simmetricità della loro postura - si nota un evidente chiasmo che unisce e concentra in un punto gli elementi opposti - sembra che vadano in due direzioni contrapposte, mentre una forza interiore li avvicina e li avvince ed esprime uno slancio tale da colmare la "mancanza". Così in Platone : (…) e quando ad alcuno di questi avvenga di incontrare la propria metà, allora restano entrambi così impetuosamente soggiogati dall’amicizia e dall’intimo amore che non soffrono di restare staccati l’uno dall’altro, per così dire nemmeno per poco tempo (…) [ Platone, Simposio]

2 B 1.2 - La corporeità come possibile sintesi di un concetto: il neoplatonismo e il neoaristotelismo. ( …) la natura della stessa anima razionale…costituisce l’elemento d’unione di tutta la natura, regge da un lato le qualità e i corpi, dall’altro si congiunge alla natura angelica di Dio(…) (…) noi, che siamo animi di natura celeste bruciati dal desiderio della celeste patria, sciogliamo dunque, al più presto questi duri ceppi che ci legano alla terra per essere pronti a volare liberi verso la sede eterna, sollevati dalle ali platoniche e sotto la guida di Dio verso quella sede dove, appena giunti, potremmo contemplare in beatitudine l’eccellenza della nostra natura (…) [Marsilio Ficino, Teologia platonica ] (…) fugge la natura avere il corpo non in balia dell’anima, e sopra tutti l’uomo naturalmente ama la libertà, ama vivere a se stesso, ama esser suo (…) [Pico, De dignitate homini ]
I corpi dei due filosofi, nel dipinto di Raffaello, sono coperti dalla dignità della veste ma i loro gesti indicano in un compendio simbolico le "ali platoniche", come afferma Ficino, ma anche "il vivere a se stesso" cui fa eco Pico.

2 B 1.3 La corporeità come frattura e la corporeità come "libero arbitrio" nella definizione del rapporto uomo/Dio nel Rinascimento I corpi nudi di Masaccio, nella Cacciata dal paradiso, e i loro volti sofferenti piangono la serenità perduta e il dolore e la sofferenza sono il fardello di un’ umanità separata irrimediabilmente dal divino e che ormai è costretta a percorrere da sola il cammino dell’esistenza. La compostezza e la serenità dei corpi di Masolino, colti nell’atto deliberato e libero di trasgredire gli ordini di Dio, sono, nell’incosciente presagio della frattura, calati nella loro umana condizione e dell’ irreversibile perdita conservano tuttavia nella loro intelligenza "traccia del divino", come aveva preannunciato Aristotele. E come sembrano confermare Pico, Dante e Leibniz. (…) potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai secondo il tuo volere rigenerarti nelle cose superiori che sono divine (…) [ Pico della Mirandola, De dignitate homini] (…) fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza (…) [ Dante Inferno, Canto XXVI vv. 119-120 ] (…)Fin dall’inizio delle cose, Dio ha regolato sia l’anima che il corpo…tutto ciò che accade all’una corrisponde perfettamente a ciò che accade all’altro (…) Leibniz, Principi della natura e della grazia fondati sulla ragione, (pubblicati postumi nel 1718-20)

2 C - Dalla cultura dell’Umanesimo a quella del Seicento

2 C 1 Il corpo e gli "affetti secondari" (le passioni derivate da quelle primarie - Odio e Amore - nella concezione etica di Spinoza). Andrea Bonaiuti - Trionfo di San Tommaso (1365 circa) Firenze Santa Maria Novella Cappellone degli Spagnoli
Le figure delineate da Bonaiuti (come si può facilmente cogliere dal particolare) sono una sorta di archetipi "corporei" che intendono rappresentare le arti liberali, i vizi e le virtù più comuni, ma soprattutto gli stati d’animo, sottoposti al bonum et verum della corporeità trascendente di San Tommaso. Nell’etica di Spinoza, tre secoli dopo, così troviamo descritte le principali "passioni" umane e il loro manifestarsi: (…) L’Amore è una letizia accompagnata dall’idea di una causa esterna… la Devozione è amore verso colui che ammiriamo… la Misericordia è…godere del bene altrui e rattristarsi del male altrui… l’Indignazione è Odio verso qualcuno che ha fatto del male a qualcun altro… la Superbia consiste nel sentire amore di se stesso più del giusto… l’Ira è il desiderio di fare del male a colui che odiamo… l’Ambizione è desiderio immoderato di Gloria (…) [Spinoza, Etica III libro - 1674 ]

2 C 2 Il corpo si libera dal peso della materia Nella tecnica del "non finito"- che Michelangelo usa in molte sue opere come in questa che rappresenta San Matteo - sembra esasperarsi il contrasto tra forma e informe, tra idea e materia, fra corpo e pensiero. E il corpo sembra divincolarsi dal peso del marmo e recuperare leggerezza e, per così dire, identità spirituale. Ecco cosa sostengono Leibniz e Cartesio: (…) non è dunque una proprietà naturale alla materia il sentire e il pensare (…) [Leibniz, Nuovi saggi sull’intelletto umano, prefazione ] (…) l’estensione in lunghezza, larghezza e profondità costituisce la natura della sostanza corporea; ed il pensiero costituisce la natura della sostanza pensante (…) [Descartes, I principi di filosofia , parte prima 53 ]

2 C 3 I corpi "sfiorati" dalla luce: il rapporto uomo/Dio mediato dal Cristo-uomo Caravaggio - La vocazione di S. Matteo (1599-1600) Roma San Luigi dei francesi
Nel dipinto di Caravaggio la luce sui corpi è l’elemento simbolico dominante. Non è però più il "lume universale" del Rinascimento, è una luce morale, etica che dal volto di Cristo si "irradia" sugli astanti e si indirizza su Matteo. Il corpo di Gesù è coperto da quello di San Pietro (aggiunto in un secondo momento), forse ad accentuare l’imperiosità dello sguardo e la "chiamata" del gesto della mano. L’opera di Caravaggio si colloca in un momento culturale in cui la filosofia sembra abbandonare definitivamente la trascendenza e si sforza di approdare alla metafisica partendo proprio dall’umano (Cartesio e Spinoza) . Sembra che è la figura del Cristo-uomo-dio a essere mediatore di questa tendenza come il cogito cartesiano fa da mediazione tra l’immanenza e la trascendenza. Così Spinoza: (…) Non dobbiamo dimenticare il passo di Paolo …che si trova nell’Epistola ai Romani (I,20) in cui l’apostolo mette in evidenza che ciascuno di noi mediante il lume naturale chiaramente comprende la potenza e la divinità eterna di Dio, dalla quale può dedurre quali cose debbano essere perseguite e quali evitate( …) E, nelle stesse opere, commentando il versetto 9 dei Proverbi afferma (…)la vera etica e la vera politica..sono entrambe deducibili dalla conoscenza di Dio(…) [Etica e Trattato teologico politico]

2 C 4 Il corpo, i corpi, metafora dell’infinito (…) come infatti questi enti visibili [intelletto ed anima] che arrivano a toccare i nostri sensi, colmano per intero questo spazio, la cui estensione è pari alla grandezza di tali enti, così esistono enti che possono colmare per intero altro spazio, ovvero che lo colmano di fatto oltrepassando i confini di questo spazio e procedendo all’infinito (...) [ Giordano Bruno, De mondi infiniti et uno ] Nel dipinto di Pietro da Cortona i corpi sono utilizzati in modo estremamente dinamico e sembrano convergere verso il punto di fuga che è rappresentato dall’apice della cupola e sembrano, sovrapponendosi in un vortice circolare, dilatarsi nello spazio infinito. Pietro da Cortona - Il trionfo della divina provvidenza (1633-39) Roma Palazzo Barberini

2 C 5 Il corpo come espressione dell’armonia La figura della Venere di Botticelli, sintesi di amore universale e di incisiva corporeità, è il perno dell’equilibrio e dell’armonia della natura. Armonia, riscontrabile in molte espressioni artistiche del tempo, come ad esempio nella composizione e strutturazione delle stanze di Poliziano. O in altri letterati. Quali Bembo e, qualche secolo dopo, Foscolo (…) occhi soavi e più chiari del sole da far giorno seren la notte scura… cantar che sembra d’armonia divina(...) [ Pietro Bembo, Gli Asolani, ] (…) del greco mar, da cui vergine nacque Venere, e fea quell’isole feconde Col suo primo sorriso (…) [ Foscolo, Sonetti, (1800-1803) ] E così il filosofo Leibniz: (…) Vi è così un’armonia…prestabilita fin dal principio …ed è in essa che consistono l’accordo e l’unione fisica dell’anima e del corpo, senza che l’uno possa mutare le leggi dell’altro (…) [ Leibniz, Principi della natura e della grazia fondati sulla ragione, (pubblicati postumi nel 1718-20) ] Botticelli Nascita di Venere (1483-85) - Firenze Galleria degli Uffizi
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