Nella società di tipo rurale la forza corporea era l’unico strumento capace
di dominare la natura ed i rapporti tra gli individui. La forza lavoro era
condizionata dalla potenzialità dell’energia fisica dell’uomo, il
vivere in società era condizionato dalla ragione del più forte Da ciò
è derivato un potere assoluto del corpo maschile ed una subordinazione ad
esso del corpo femminile. Nella società odierna, che si può definire
tecnologica, il dominio sulla natura è affidato alla capacità
intellettiva del singolo, che ha sostituito la forza corporea con la forza
delle macchine. Inoltre, l’utilizzo e la diffusione di schemi dottrinali
nel vivere civile (vedi la concezione di uno Stato fondato sul diritto) ha
permesso un incremento dei rapporti interpersonali fondati non più sulla
forza corporea ma sulle attitudini psico-fisiche degli individui. Tutto
ciò ha comportato un’emancipazione della donna ed un’acquisizione di
un ruolo paritario rispetto all’uomo: ecco dunque la donna in carriera,
la donna soldato, la donna magistrato etc. Il raggiungimento di tale
traguardo è di per sè positivo, in quanto espressione di una medesima
dignità della persona, a prescindere dallo stato corporeo. Tuttavia va
salvaguardata la peculiare attitudine del corpo femminile alla maternità,
che spesso è in collisione con progetti di vita che eludono il
diritto-dovere del concepimento di una nuova creatura umana.
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